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Con Davide Zappalà e Viola Erdini

BIELLA 5-02-2025 La Valle Cervo diventata casa e luogo del cuore nonostante 34 traslochi («Poi ho smesso
di contarli...»), il legame profondo con Elvo Tempia, un’esperienza di decenni ma lo
sguardo ancora al futuro e alle applicazioni che la tecnologia offre alla scienza e alla
medicina: Silvia Marsoni ha parlato di tutto questo all’appuntamento di martedì sera a
palazzo Gromo Losa al Piazzo. A riportarla davanti a un microfono nella terra che ha
anche amministrato, da prima presidente della Provincia di Biella, è stato il Fondo Edo
Tempia in occasione della giornata mondiale contro il cancro che cade ogni anno il 4
febbraio.
Silvia Marsoni, oggi ricercatrice all’Ifom, l’istituto di oncologia molecolare, si è raccontata a
cuore aperto davanti alla platea riunitasi nella dimora messa a disposizione dalla
Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, a cominciare dalle sue origini: «Non sono del
tutto biellese» ha rivelato. «Mio padre è veneziano e lì sono nata e cresciuta. Ma oggi vivo
a Quittengo, in quella valle Cervo che è terra di migranti ma che è come se attirasse a sé
con una sorta di elastico emotivo. Quando rientro stanca morta dalle giornate a Milano,
arrivo in valle e sento lo scrosciare d’acqua del Cervo e del rio Quittengo. È il momento in
cui mi sento davvero a casa». Biella e il Biellese significano anche il rapporto con Elvo
Tempia, «un uomo che aveva davvero lo sguardo rivolto al futuro» ha raccontato,
rispondendo alle domande dell’intervistatrice Paola Guabello. «Le sue idee oggi appaiono
banali, ma erano sempre rivoluzionarie. Penso alla biblioteca medica, così preziosa in anni
in cui non c’era internet, al primo programma di screening d’Italia, all’assistenza
domiciliare per i malati terminali. Per lo screening c’era il problema della distanza dal
capoluogo: fece montare un mammografo su un camion. Quarant’anni fa era qualcosa di
pazzesco». Marsoni ha dato la misura delle iniziative di Elvo Tempia e del Fondo di
quell’epoca: «Erano sempre un prototipo che, dopo aver funzionato a Biella, potevano
essere applicate dal servizio sanitario nazionale». E su “Gim”, il ricordo si fa tenero e
appassionato: «Cambiò il paradigma. Le fondazioni vivono di grandi donatori che spesso
lo fanno per essere ricordati. Elvo Tempia diceva sempre di voler essere ricordato per
quello che lasciava al territorio. La gente di Biella donava e lui restituiva».
Tra le idee rivoluzionarie di quell’epoca ci fu anche l’apertura alla ricerca medico-
scientifica. «Ricordo» ha rivelato Marsoni «quando ne fece cenno ai vertici di Airc,
l’associazione per la ricerca sul cancro che “ha dato da mangiare” a tutti noi. La reazione
fu: “A Biella? E perché mai?”. Nonostante la disapprovazione plateale Tempia andò avanti
e i risultati si vedono oggi, che Biella è diventata un polo per la ricerca sul cancro». Lo è
anche per il progetto Sagittarius, l’ultima iniziativa di Silvia Marsoni legata al tumore al
colon e che cerca di rispondere a una domanda: «Non si muore per il tumore ma per le
metastasi. Come individuare il carcinoma che non è metastatico e che non ha quindi
bisogno di altre terapie dopo la chirurgia?». Lo sguardo al futuro è qui, nella sfida per
arrivare a cure sempre più personalizzate sulle caratteristiche dei pazienti ma anche
all’uso dell’intelligenza artificiale, «che è quasi magia. L’anatomopatologo spesso non
estrae che il 5 per cento delle informazioni disponibili da un campione di tessuto tumorale.

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