VALLESE - 27-3-2025 -- Il titolo del giornale accende la curiosità qui, a sud del Sempione “I mafiosi di Domodossola viaggiavano con targhe Vallesane”. Ed è uno dei dati raccolti dal giornalista Frank Garbely, che ha dedicato molta della sua carriera a indagare la presenza della criminalità organizzata in Vallese, con un focus particolare sulla 'Ndrangheta, la mafia calabrese. In una recente intervista al quotidiano vallesano Le Nouvelliste, Garbely – che ha recentemente realizzato un e-book, ha approfondito un caso emblematico: l'arresto nel 2006 di Fortunato Maesano, un imbianchino-pittore noto come “il boss della mafia di Briga”. Questo episodio mette in evidenza ancora una volta la connessione tra la criminalità organizzata e la regione del Vallese, in particolare tra Domodossola e l'Alto Vallese, attraverso un intricato reticolo di relazioni e attività illegali.
Condannato a 11 anni di prigione per traffico d'armi e ricettazione, ma mai considerato colpevole di crimini mafiosi gravi, il caso di Maesano ha avuto un'eco significativa in Vallese, non solo per la sua personalità controversa, ma anche per le implicazioni più ampie di una possibile infiltrazione mafiosa nel cantone.
Come esplorato nell'inchiesta di Garbely, la presenza della 'Ndrangheta non è una novità per il Vallese. I legami tra le famiglie mafiose di Domodossola e quelle stabilitesi nel cantone sono noti da tempo. Garbely ha rivelato che, a partire dagli anni Sessanta e Settanta, durante il boom turistico intorno al Lago Maggiore e la costruzione dell'autostrada, la 'Ndrangheta ha iniziato a stabilire salde radici sia in Italia che nel Vallese. "La mafia ha cominciato a infiltrarsi nell'economia locale", afferma Garbely, "prendendo il controllo delle attività commerciali e, successivamente, dei settori politici". Il legame tra Domodossola e l'Alto Vallese è emerso in modo significativo: dal 1999, ogni caso di criminalità organizzata nel cantone sembrava collegato a famiglie stabilite a Naters o Briga. Un dettaglio significativo è che quasi due terzi dei mafiosi di Domodossola viaggiavano con auto immatricolate in Vallese.
Il caso di Maesano è solo uno dei tanti esempi di come le autorità vallesane abbiano affrontato, talvolta con difficoltà, il fenomeno mafioso. Questo perché si infilano nel cuore dell'economia legale. Le autorità vallesane, ha sottolineato, sono spesso troppo ingenue nel riconoscere come le mafie, in particolare la 'Ndrangheta, sfruttano la Confederazione Svizzera per riciclare enormi quantità di denaro provenienti da attività illecite. Grazie a un sistema economico ben strutturato, la mafia può infiltrarsi in settori come la manutenzione delle strade, acquisendo contratti pubblici per decenni e manipolando prezzi e fatture a proprio favore. Chiaramente le organizzazioni mafiose si affidano a una rete di professionisti – avvocati, commercialisti, banchieri – per garantire che i loro fondi vengano gestiti in modo discreto e sicuro rendendosi “invisibili” o quasi.