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VERBANIA - 4-4-2025 -- Ha riempito la sala della biblioteca. Ed è stato il primo successo della serata. Il secondo è aver tenuto il pubblico in silenzio per oltre un'ora su sedie alquanto scomode. Applausi: suggello definitivo alla presentazione verbanese. Potere del racconto. Di un buon racconto. È quello che Barbara Nappini, l'altra sera ha fatto a Verbania per la presentazione de "La natura bella delle cose" (Slow Food Editore - Terramadre), il saggio col quale la presidente nazionale di Slow Food, ci racconta perché il verbo del "buono, pulito e giusto" col quale il sodalizio è riconosciuto a livello globale sia, necessariamente, anche bello. Niente di nuovo sotto il cielo, lo dicevano già i Greci - e Nappini lo ammette - eppure proprio oggi che la banale mercificazione del cibo ha sconfitto ogni pensiero di sacralità ad esso legato, c'è bisogno di ribadirlo. Sì perché si parla di nutrimento, dunque si parla di vita. E Barbara Nappini parte dalla sua vita, dalla perizia di donna, dall'esperienza di chi ha scelto (e scegliere è già un atto di coraggio). Alla guida di Slow Food dal 2021, Nappini parla degli incontri di questi anni con potenti e contadini; riparte dai ricordi individuali e non tralascia i ricordi collettivi, quelli tramandati dalle donne cui era data la conoscenza della cura e del nutrimento; ci mostra la "divergenza" del pensiero al femminile e delle comunità contadine del mondo, e infine ci porta un po' di quella campagna toscana nella quale ha deciso di vivere dopo una carriera da manager nell'industria della moda. Senza la pretesa di volerci insegnare qualcosa (e per questo va ringraziata), finisce per convincerci che sì, che il cambiamento è urgente, e che questo sistema che crea un miliardo di affamati nei paesi poveri e morti per troppo cibo nell'opulento occidente; questo meccanismo che contrappone sprechi a carestie confondendo prezzo e valore, potrebbe, se solo si considerasse l'umanità e non la finanza, nutrire non uno, ma quattro pianeti. Ma ecco che la storia diventa storia di individui; ecco che il cambiamento genera cambiamento. Anche questo Barbara ci racconta mentre osserva il moltiplicarsi delle biciclette nel parcheggio della multinazionale per la quale lavora dopo che - per prima - ha deciso di lasciare l'auto a casa. Perché sì non si salva il mondo così (e lei lo dice), ma da qualche parte occorrerà pur cominciare.
Nota finale a proposito della presentazione in biblioteca: un plauso a Maria Cristina Pasquali, una donna che molto ha da dire su questi temi, ma che ha lasciato all'ospite tutto lo spazio necessario. E un plauso anche all'assessore alla Cultura del Comune di Verbania Luciano Paretti, che nel porgere il suo saluto alla presidente di Slow Food ha dato prova, con citazioni esatte, di aver letto il libro. E precedenti ministeriali ci dicono che non è mai scontato.
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