VERBANIA – 02.05.2019 – Il contatto di lavoro
era nato nel mondo del calcio, che entrambi hanno frequentato, come dirigente e calciatore/allenatore. Fu così che per il cinquantenne cusiano Giuseppe Cane, che nel 2012 era in cerca di un nuovo impiego, si prospettò la possibilità di diventare venditore per conto della “Negri Ottavio” di Orta San Giulio, azienda che commercializzava formaggi e salumi a negozi e ristoranti. Con i Negri, il padre Ottavio e il figlio Luciano, l’accordo prevedeva che il rappresentante potesse incassare direttamente dai clienti il denaro delle fatture, che avrebbe riversato. I conti, tuttavia, non tornarono e nel 2014 l’azienda denunciò un ammanco, lamentando che il rappresentante si era trattenuto una non indifferente somma di denaro. Nell’elenco stilato dalla ditta le fatture scoperte erano un quarantina, per un importo di circa 43.000 euro. È da queste contestazioni che è partito il processo per appropriazione indebita che ha visto Cane, difeso dall’avvocato Antonello Riccio, condannato a 8 mesi e 600 euro di multa (il pm Anna Maria Rossi aveva chiesto un anno e 600 euro di multa) e al risarcimento di una somma provvisionale di 12.000 euro. Rispetto alle accuse iniziali, alcuni episodi non hanno trovato chiara conferma nelle testimonianze dei clienti che, in aula, hanno raccontato le modalità con cui acquistavano dalla Negri, riducendo così l’importo reclamato dall’azienda, costituita parte civile con l’avvocato Paolo Marchioni.