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VCO - 17-05-2019 - “Non accetteremo nessun dietrofront del MISE davanti alla pressioni delle imprese del mini-idroelettrico. Il Movimento 5Stelle aveva promesso che l’incentivo alle centraline sarebbe stato tolto. Per il VCO significa altre decine di derivazioni pronte ad essere costruite dentro gli ultimi torrenti naturali alpini con acque ancora libere. Questa non è energia verde, ma una mera speculazione finanziaria, pagata dai cittadini con la complicità della burocrazia di Bruxelles”. Così il Comitato Salviamo il Paesaggio Valdossola che denuncia un paventato cambio di rotta del governo che, dopo le elezioni, sarebbe pronto a reintrodurre l'incentivo alla costruzione di nuove centraline anche nei piccoli torrenti di montagna. "Così si esprimono - rimarca il Comitato - i derivatori sulle pagine dei loro siti, cantando già vittoria. La scusante sembra essere una norma burocratica della commissione europea in materia di concorrenza".
Gli ambientalisti ricordano come "la provincia del VCO, di cui l'Ossola è il primo produttore di corrente elettrica "verde" con 3303 GWh, abbia già dato abbastanza acqua dei propri torrenti al progresso dell'Italia, abbia in capo oltre 250 concessioni idroelettriche tra piccoli e grandi impianti, e che i progetti in attesa di incentivo sono decine e decine per tutto il bacino della Toce, del Cannobino, Strona, San Bernardino e San Giovanni".
La reintroduzione degli incentivi farebbe tornare quello che Salviamo il Paesaggio Valdossola definisce il "far west" delle centraline con centinaia di progetti pronti a partire sulle montagne italiane. Ma nuove opere potrebbero portare anche a sanzioni europee per i relativi danni ambientali. "Incentivando nuove centraline anche sui torrenti naturali, si rischierebbe quindi di dover far pagare due volte i cittadini, prima per gli incentivi, poi per un'eventuale infrazione comunitaria. Oltre il danno, la beffa - prosegue la nota -.Vallate alpine e appenniniche integre potrebbero invece rappresentare il fulcro di nuove attività economiche, per lo sviluppo di un turismo lento e sostenibile, legato agli sport di acqua viva, sempre più apprezzati e ricercati. Vanno inoltre considerati i servizi ecosistemici, ovvero i vantaggi che la natura, in quanto tale, fornisce gratuitamente all'uomo e che bisognerebbe quantificare in termini monetari.
Ma oggi, con l'annunciata reintroduzione dell'incentivo all’idroelettrico, la tutela degli ultimi corsi d’acqua integri nel nostro Paese rischia di essere compromessa, con l'aggravante che rispetto alla bozza Calenda del precedente governo, le tariffe in decreto sono state addirittura aumentate".  

I perchè di un No

"Abbiamo già dimostrato più volte che le centraline del mini idroelettrico, pur essendo fonti energetiche rinnovabil non risolvono il problema dell'approvvigionamento di corrente elettrica della Nazione, costano miliardi di contributi (incentivi) allo Stato ogni anno per tutta la durata della concessione (20 anni). Non sono compatibili con il riscaldamento climatico e con i regimi irregolari di siccità in essere, ma deturpano irreversibilmente i fiumi, soprattutto dove non esistono ancora infrastrutture in alveo (ponti, dighe, traverse, briglie, canali, argini a froldo, ecc...).
Chiediamo invece che il problema energetico in Italia sia risolto con politiche di risparmio dei consumi e di efficientamento degli impianti idroelettrici esistenti.
Siamo come sempre disponibili per ogni confronto delle nostre posizioni", concludono gli ambientalisti.

 

 

 

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